Diciamolo subito: ho fatto spesso confusione tra Induction ed Onboarding. Ma forse non sono l’unico… Una collega americana mi ha suggerito un libro che ho comprato subito, intitolato “The Myth of “Fit””, di Linda S. Reese. Il sottotitolo mi sembra ora chiarissimo per comprendere la differenza tra un induction ed un vero onoarding: Sbloccare il successo del nuovo leader con un onboarding ad alto impatto. Partendo dal presupposto che le selezioni spesso individuano candidati che poi non passano il periodo di prova, abbiamo detto -o sentito- che a volte il motivo fosse da ricercare nel fatto che la persona, con un termine inglesizzato orrendo, non “fittasse” con l’organizzazione. Il libro racconta invece come questo sia un mito da sfatare, poiché un onboarding di successo, assimilabile ad un concreto processo di gestione del rischio è basato su alcune direttrici principali: la comprensione del ruolo, la creazione del network interno,  la conoscenza della cultura aziendale, il feedback costante. In questo processo il manager di linea e l’HR Business Partner si fanno carico, l’uno direttamente dell’inserimento del nuovo collega, l’altro che il processo sia di successo, basato quindi su strumenti ed agenda che rispecchino le direttrici viste sopra. A me il libro è piaciuto molto: molti esempi, molte soluzioni pratiche per il successo di un processo che va bene oltre l’insieme dei corsi e della formazione base a cui troppo spesso ci siamo abituati. IL libro è stato scritto prima dell’arrivo di Covid 19: i concetti ed i principi sono comunque applicabili, anche in fase di inserimento di un collaboratore a distanza. Provare per credere!

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