Articolo pubblicato da Massimo Ghelfi sul Notiziario dell’Unione Industriale di Torino
“Le polveri sottili destano allarme dal Nord al Centro. Da anni nel periodo invernale segna continui sforamenti dei parametri di legge e a Torino il blocco auto è diventato una consuetudine a cui fare fronte. Mentre il Comune di Torino sostiene l’efficacia del blocco auto anche della futura Ztl estesa, l’Assessorato all’ Ambiente della Regione Piemonte certifica che a Torino le concentrazioni di Pm10 – le polveri sottili, sono dovute solo per il 20% ai veicoli nel complesso e appena per il 6% alle auto diesel, contro una percentuale relativa al riscaldamenti del 49% circa.
I pellets sotto accusa
Prendo spunto da una notizia recente, la Regione Piemonte assieme ad Arpa e Carabinieri del Nucleo forestale ha istituito una task force per individuare ed eliminare dal mercato i pellets non a norma e di scarsa qualità, fonte di inquinamento atmosferico. Infatti, la combustione di pellets di scarsa qualità può portare ad un aumento delle emissioni di Pm10 e di Ossidi di azoto fino al 50% superiori rispetto alla combustione di materiali apparentemente identici ma di fascia più alta.
I dati dell’Arpa parlano chiaro
Ancora in tema di riscaldamento emerge, dai dati del 2019, che quasi la metà dei controlli effettuati dall’Arpa, su caldaie e impianti termici, ha evidenziato irregolarità (superamenti di emissioni di ossidi di azoto, mancata manutenzione ed errata o mancata contabilizzazione del calore). Sempre dai dati dall’Arpa emerge che, in città, il riscaldamento contribuisce per quasi il 50% all’innalzamento della concentrazione delle cosiddette polveri sottili (Pm10).
Il blocco auto serve davvero?
Però, in questi stessi giorni abbiamo assistito al blocco auto dei veicoli diesel, così come in altre città, per cercare di ridurre la presenza nell’aria delle cosiddette polveri sottili (Pm10).
E’ ovvio che alle nostre latitudini non si possa pensare di spegnere i riscaldamenti e che quindi si debba agire sulle componenti passibili di limitazioni, come appunto è il traffico.
Però, i dati sui rilevamenti delle centraline per il controllo dell’aria, qualche considerazione la stimolano certamente. Partiamo innanzitutto dalla componente che nel grafico precedente viene definita “risospensione ed usura” e che è costituita dalle polveri sottili che vengono risollevate dal traffico a causa del rotolamento dei pneumatici. Secondo i dati dell’Arpa costituiscono il 14% del totale, una percentuale decisamente maggiore di quella dell’intero traffico dei veicoli diesel (11%).
Le proposte del Comune di Torino
Proprio in questi giorni, per la prima volta, l’assessore all’Ambiente del Comune di Torino ha varato un programma straordinario di lavaggio delle strade, seppure limitato ad alcune arterie. Ma lo stesso assessore ha dichiarato: “Effettuiamo questo servizio pur consapevoli che potrà limitare la risospensione delle polveri sottili in misura assai ridotta”. Nonostante il suo scetticismo i “risultati del progetto LIFE+ AIRUSE sullo studio della composizione, delle sorgenti e delle strategie di riduzione del PM10 e del PM2.5 in diversi ambienti urbani del Sud Europa” indicano che con un lavaggio strade diffuso, si evidenziando riduzioni del Pm10 che andavano dal 7 al 18%.
Sono possibili interventi più efficaci del blocco auto?
Ma torniamo all’incidenza delle polveri derivanti dai riscaldamenti, è possibile che a fronte di un’incidenza così importante sulla massa complessiva del Pm10, non siano possibili politiche, magari non meramente emergenziali, che possano avere un impatto più significativo del Blocco delle Auto diesel? Emerge un dato decisamente incredibile: il riscaldamento a biomasse solide (legna, cippato, pellets) è responsabile del Pm10 per percentuali che vanno dal 44% nel centro città, al 59% nella prima cintura, ad addirittura l’81% nei centri urbani più piccoli.
Le biomasse sul banco degli imputati
Ma quanto incide l’energia prodotta da biomasse solide sul fabbisogno complessivo di energia per il riscaldamento? Secondo il GSE, poco più del 20% dell’energia richiesta per il riscaldamento è prodotta da fonti rinnovabili e, all’interno delle fonti rinnovabili, circa il 66% proviene dalle biomasse solide, ciò vuol dire che solo poco più del 13% del fabbisogno di energia per il riscaldamento proviene dal legno. Ma la ciliegina sulla torta è questa: secondo le novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2019, fino al 31 dicembre 2019 era possibile accedere alla detrazione del 50% per le spese legate alla sostituzione o alla nuova installazione di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili.
Blocco auto e incentivi all’uso delle biomasse
I nostri amministratori procedono del blocco delle auto diesel a Torino, anche quelle più recenti (la cui incidenza sull’inquinamento da polveri sottili non è particolarmente significativa) mentre incentivano, attraverso sgravi fiscali, l’utilizzo delle biomasse per il riscaldamento, che hanno un impatto devastante sulla concentrazione di Pm10, che rende l’aria delle città della Pianura padana irrespirabile.
Politiche efficaci richiedono progettualità
Un corto-circuito poco comprensibile, che costringe cittadini e aziende a subire, oltre che l’inquinamento, la mancanza di progettualità e chiarezza nell’affrontare questo grave problema per la salute, che si riflette sulla salvaguardia del nostro ambiente, sull’economia e sul nostro vivere quotidiano.”
Autore: Massimo Ghelfi